lunedì 17 agosto 2015

CALVARIO

(Calvary)
di John M. McDonagh (Irlanda, 2014)
con Brendan Gleeson, Chris O'Dowd, Kelly Reilly, Domhnall Gleeson, Aidan Gillen, Marie-Josée Croze
durata: 102 minuti


Irlanda, oggi: in un minuscolo paesino di agricoltori, a picco sul mare, si consuma il calvario di Padre Lavelle, il pastore locale, che durante una confessione viene minacciato di morte da uno dei suoi fedeli, vittima (a suo dire) di abusi sessuali in tenera età da parte di un prete. L'unica colpa del religioso è proprio quella di essere rappresentante della Chiesa: per questo il misterioso futuro omicida decide di concedergli sette giorni di tempo per espiare una colpa non sua e fare i conti con se stesso. Particolare importante: l'assassino rimane misterioso fino alla fine solo per lo spettatore ma non per Padre Lavelle, il quale fin dal primo momento, nel confessionale, riconosce la voce di uno dei suoi compaesani, ma decide comunque di non rivelarne a nessuno l'identità e proseguire normalmente, per quanto possibile, la sua vita.

Il film percorre così l'ultima settimana di vita del protagonista (un sempre eccellente Brendan Gleeson), deciso a compiere la sua "missione" fino all'ultimo giorno, spendendosi e illudendosi di redimere una piccola comunità retrograda, bigotta e cinica, che lo sopporta in malo modo senza nemmeno preoccuparsi troppo di manifestargli apertamente la propria ostilità: in un crescendo continuo di tensione assistiamo infatti a una serie di episodi incresciosi, dall'incendio della chiesa alla morte violenta dell'amatissimo cane, che tuttavia non scompongono il sacerdote, peraltro già alle prese con un forte dramma personale (la morte della moglie, che lo ha spinto a prendere i voti, e i problemi della figlia, depressa con tendenze suicide).

Diciamo la verità: c'erano tutte le premesse per assistere a un film importante, soprattutto dopo aver visto l'ottimo film precedente del regista, The Guard (sempre con Gleeson protagonista e da noi sciaguratamente tradotto in Un poliziotto da happy-hour). Invece, innegabilmente, Calvario tradisce almeno in parte le attese, pur restando comunque un'opera imperfetta ma degna di visione... a non convincere è soprattutto la struttura della pellicola, a mio avviso troppo schematica ed eccessivamente didascalica, con personaggi poco approfonditi (e di conseguenza innaturali) che restano sempre sopra le righe e risultano poco credibili, togliendo continuità a quella tensione drammatica che dovrebbe caratterizzare il film. McDonagh non ha infatti il coraggio di affrontare fino in fondo gli scomodissimi temi trattati (i preti pedofili, l'omertà asfissiante di una comunità ipocrita e repressa), come invece avrebbe saputo fare, tanto per fare un esempio, uno come Michael Haneke... limitandosi a dirigere un film per certi versi superficiale, o comunque mai così morboso e disturbante come avrebbe potuto (e dovuto) essere.

Tuttavia, malgrado questi difetti evidenti, va riconosciuto a Calvario il merito di essere un'opera indubbiamente coraggiosa, tesa a denunciare il distacco sempre più netto tra la Chiesa (intesa come istituzione) e i suoi seguaci, nonchè la perdita della centralità del suo ruolo di guida educatrice e religiosa anche in un paese fortemente cattolico come l'Irlanda (vedasi, a riprova di questo, la schiacciante vittoria dei SI al referendum sui matrimoni gay di appena qualche mese fa). Un film, insomma, più importante che bello, capace di (ri)svegliare le coscienze a (ri)aprire il dibattito. Anche in un paese come il nostro dove, purtroppo, film del genere fanno enorme fatica a vedere la luce.

7 commenti:

  1. Bello,mi è proprio piaciuto. Non sarà un pugno nello stomaco, ma comunque rappresentare una cattolicissima Irlanda come la patria di tutti i vizi e delle poche virtù, beh, il suo 'sporco lavoro' lo fa!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diciamo che non è proprio il primo film sull'argomento, e non va giù nemmeno troppo duro (penso, per esempio, a "Magdalene" di Mullan), però è vero che riesce comunque a creare argomenti di discussione. In Italia film del genere ce li sognamo!

      Elimina
  2. Concordo: un'opera interessante e coraggiosa, ma riuscita solo in parte.
    Probabilmente, con qualche aggiustamento si sarebbe potuto tramutare in un vero e proprio cult.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto. L'avesse fatto Haneke... saremmo a raccontare un'altra storia!

      Elimina
  3. Film che mi aveva incuriosito e di cui si era parlato spesso nell'etere, ma che fra una roba e l'altra ero andato a dimenticare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Evidentemente non ti è rimasto troppo impresso. Ripeto, io mi aspettavo di più (specie dopo "The Guard") ma comunque rimane un film sociologicamente importante. Da non disprezzare.

      Elimina
  4. Ebbi modo di vederlo proprio in Irlanda, alla sua uscita, e a dire il vero non sucitò troppo scalpore nemmeno là: hai ragione, troppo stereotipato e troppo unidirezionale per far parlare di sè. Direi un'occasione sprecata.
    D.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...