sabato 12 maggio 2018

L'ISOLA DEI CANI


titolo originale: ISLE OF DOGS (Usa, 2018)
regia: WES ANDERSON
sceneggiatura: WES ANDERSON
durata: 101 minuti
giudizio: ★ 


Wes Anderson è diventato "grande": se già quattro anni fa con Grand Budapest Hotel aveva dato un taglio netto al suo cinema, abbandonando la strada della bellissima autoreferenzialità in cui pareva essersi rifugiato (girando pregevoli esercizi di stile, ma piuttosto avari di contenuti) e, al contrario, imboccando una strada molto più adulta e autoriale, con L'isola dei cani arriva a compiere un piccolo miracolo: il film è clamorosamente bello e impegnato, tanto da far passare (quasi) in secondo piano l'incredibile goduria visiva di un'animazione in stop-motion mai così elegante e perfetta... insomma, è il primo film di Anderson il cui spessore travalica di gran lunga la confezione, che pure è meravigliosa.

L'isola dei cani è il film più politico e schierato del cinquantenne regista texano. Che realizza un autentico pamphlet contro la deriva destrorsa, razzista, escludente e cinica dei nostri tempi. Con questa superba (e critica) metafora sulla società conservatrice e preservatrice dello status-quo attuale, Anderson potrebbe candidarsi con successo alla guida di qualsiasi partito progressista dell'Occidente: il suo film è un autentico manifesto della sinistra moderna o, meglio, di come dovrebbe essere una sinistra moderna:la vicenda altamente simbolica del piccolo Atari Kobayashi, deciso a ritrovare il suo cagnolino Spots, deportato in una discarica-prigione insieme a milioni di altri cani "innocenti", è allo stesso tempo un elogio alla pluralità e alla diversità, all'uguaglianza tra le razze e alla fiducia verso la scienza (intesa come ricerca del benessere comune) nonchè una critica feroce a tutti i toltalitarismi e a qualsiasi forma di controllo dell'individuo.
 
Scopriamo così un Anderson determinato, visionario, per nulla intimorito da una critica che lo aveva sempre considerato un cineasta "leggero" e un po' naif, e ora stupefatta nel trovarsi davanti a un'opera accuratissima nei dettagli e nella realizzazione (la sola digitalizzazione del film ha richiesto quasi due anni di lavoro) che però guarda in faccia al pubblico adulto denunciando gli abusi di potere e i crimini di un regime dittatoriale, che sfrutta la propaganda e manipola l'informazione per perseguire le minoranze e le fasce più deboli, rappresentate in questo caso da cani di tutte le razze confinati e segregati (come gli ebrei durante il nazismo) in un' immensa isola-spazzatura con la sola colpa di essere invisi al Potere.

Non solo: L'isola dei cani è anche un tenero e raffinato omaggio al Giappone e alla sua cultura, con espliciti riferimenti al cinema di Miyazaki e Kurosawa. Geniale la scelta di far "parlare" nella nostra lingua solo gli animali, mentre gli uomini si esprimono sempre in giapponese (non doppiato ma tradotto dalle didascalie - come il cinema degli albori - oppure in presa diretta da interpreti in carne e ossa) preservando così il fascino e il mistero di quella terra. In questo modo la commovente amicizia tra il randagio ferito Chief  (nel corpo e nei sentimenti) e il piccolo Atari, orfano gracile e zoppo, per certi versi "alieno" a un mondo caratterizzato dal "machismo" imperante, diventa il leit-motiv di un film ispirato e ironico, iconico e appassionante, denso di buoni sentimenti ma mai debordante nella retorica.

 Un film assolutamente fondamentale e spartiacque nella carriera del suo regista, così originale eppure allo stesso modo così tipico, dove lo stile di Wes Anderson è comunque inconfondibile e manifesto per la gioia dei suoi tanti, tantissimi fan, tra cui per primi i doppiatori: un "cast" da capogiro (in lingua originale) che annovera Ed Norton, Liev Schreiber, Bryan Cranston, Bob Balaban, Bill Murray, Jeff Goldblum, Scarlett Johansson, Greta Gerwig, Harvey Keitel, Tilda Swinton, Anjelica Houston e, udite udite, perfino Yoko Ono nel ruolo di... se stessa. E scusate se è poco!

19 commenti:

  1. Avevo fiutato il capolavoro e anche tu lo confermi e siccome molto spesso siamo in sintonia, non vedo l'ora. Spero di essere ancora in tempo!

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    1. Sì che sei ancora in tempo... non è che ci sia molto al cinema in questo periodo. Vai a vederlo, è una delizia per gli occhi, per il cuore e per il cervello! ;)

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    2. Sì sì, pensavo fosse già sparito dalle sale. Invece l'ho visto ieri pomeriggio: bellissimo!

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    3. Grande! Sono contento che sei riuscito a recuperarlo: indubbiamente è uno dei film dell'anno!

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  2. Anderson è un autore con uno stile unico, i suoi film sono riconoscibilissimi tra mille (anche quando, come in questo caso, citano altri capolavori o altre clture). Personalmente lo adoro, per me non ha mai fatto "solo" esercizi di stile ;)

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    1. Tutti i film di Wes Anderson sono degni di visione, credo che non riuscirebbe a fare un brutto film nemmeno se volesse. Però, personalmente, temevo che dopo "I Tenenbaum" si fosse un po' ripiegato su se stesso girando opere "carine" ma abbastanza uguali... e invece, prima con "Gran Budapest Hotel" e poi con quest'ultimo, ha impresso una svolta notevole alla sua carriera arrivando a toccare livelli per me altissimi. Tanto di cappello.

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  3. Vuoi vedere che dopo tanto tornerò al cinema???? :D

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  4. Wes Anderson è un grande amore...
    questo non potrà che essere visto

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    1. Direi proprio di sì: se sei una fan di Anderson non puoi lasciarti sfuggire il suo film più bello e impegnato! :)

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  5. Visto ieri, in beata solitudine in un cinema deserto: avevi ragione è l'ambiente ideale per godersi un capolavoro. Grazie per il consiglio!
    Un abbraccio.
    Mauro

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    1. Grazie Mauro! Sì, ne sono convinto: per un cinefilo "duro e puro" il cinema è un piacere strettamente individuale, per questo amo andare al cinema di domenica pomeriggio, al primo spettacolo, quando in sala non c'è praticamente nessuno. Ti sembra che proiettino il film apposta per te... è una bella sensazione. Ricambio l'abbraccio.

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  6. Bello bello e 'sovversivo'. Con la stop-motion Wes Anderson abbandona il suo piglio hypster per scatenarsi con la sua banda di ribelli, l'ho adorato questo film!

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    1. Sì, "sovversivo" è la parola giusta! Sovversivo per questi tempi cupi, per la sua morale aperta e progressista, per la sua "rabbia" verso il sistema mascherata da innocuo cartoon per bambini. Impossibile non adorarlo...

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