sabato 13 gennaio 2018

TUTTI I SOLDI DEL MONDO

(All the money in the world)
regia: Ridley Scott (Usa, 2017)
cast: Christopher Plummer, Michelle Williams, Mark Wahlberg, Charlie Plummer, Romain Duris, Timothy Hutton 
sceneggiatura: David Scarpa
fotografia: Dariusz Wolski
scenografia: Arthur Max
montaggio: Claire Simpson
musiche: Daniel Pemberton
durata: 132 minuti
giudizio: 

trama:  Il 10 luglio 1973 un gruppo di malviventi rapisce a Roma il sedicenne John Paul Getty III, nipote del magnate del petrolio John Paul Getty, l'uomo più ricco e spilorcio del pianeta. Tra lo sconcerto dei famigliari, dell'opinione pubblica e delle forze dell'ordine, il miliardario si rifiuta di pagare la somma pattuita, gettando così nello sconforto la mamma del ragazzo: l'unico aiuto da parte del patriarca sarà l'invio di un ex agente segreto, il subdolo Fletcher Chase, incaricato di condurre la trattativa con i rapitori...  


dico la mia:   I soldi dominano il mondo, dice Ridley Scott. E chi può metterlo in dubbio dopo l'ipocrita marchetta che ha accompagnato questo suo ultimo film, (ri)girato in fretta e furia, a montaggio ultimato, ufficialmente per "punire" il reprobo Kevin Spacey, coinvolto nei ben noti scandali a luci rosse e allontanato brutalmente dalla produzione. Sarà anche così ma... faccio fatica a non pensare che il licenziamento in tronco di Spacey sia stato dovuto più all'enorme pubblicità gratuita di cui ha beneficiato il film piuttosto che al tardivo rigurgito morale di un mondo, quello hollywoodiano, che di moralità ne ha sempre avuta ben poca.

Che senso avrebbe avuto, altrimenti, la scelta (assurda) di sostituire il neanche sessantenne Spacey con il quasi novantenne Christopher Plummer, per interpretare lo stesso ruolo? Fermo restando che, badate bene, proprio l'interpretazione di Plummer (quella che non doveva esserci) alla fine è forse l'unica cosa salvabile di una pellicola altrimenti brutta e eticamente inaccettabile, uno dei punti più bassi della gloriosa carriera di un cineasta arrivato da tempo al capolinea (l'ultimo bel film di Scott, a parte l'onesto divertissement di The Martian nel 2016, risale ormai a Il Gladiatore, anno 2000). Inaccettabile soprattutto per noi italiani, per l'ennesima rappresentazione macchiettistica e anacronistica del nostro paese, tutto mafia, pizza e mandolini: possibile che di là dall'oceano ci vedano ancora, sempre così?

Possibilissimo, se si ha a che fare con un prodotto confuso e mediocre, irrimediabilmente rovinato da una sceneggiatura assurda: Ridley Scott non ha mai scritto nessuno dei suoi film, affidandosi di volta in volta a sceneggiatori diversi, dando sempre poco peso ai copioni e infischiandosene beatamente del realismo storico e politico. A volte gli è andata bene (con Blade Runner, Alien, Thelma e Louise, non a caso film di fantascienza o di pura narrazione) altre volte molto meno bene, come in questo malaugurato caso: Tutti i soldi del mondo racconta un'Italia da operetta, cristallizzata in un'epoca sbagliata (la vicenda si svolge nel '73 ma le immagini iniziali ricordano - ovviamente - La dolce vita, cioè almeno un decennio prima) senza contare il fatto che gli italiani vengono sempre visti come selvaggi, meridionali e mangiasapone, tutti brutti, sporchi e cattivi, scuri di pelle e con barba e capelli incolti: che si tratti di banditi, sequestratori o poliziotti non fa alcuna differenza...

Così, tra sequenze a metà tra il ridicolo involontario e la tragicomica rappresentazione dei fatti (incredibile la rappresentazione del covo dei terroristi, con lo stendardo "Brigate Rosse" in bella mostra, il busto di Lenin e, per contrappasso, l'epiteto "comunisti di m***a" che agli americani sta sempre bene), una colonna sonora talmente kitsch da non sembrare vera (che mette insieme Fred Buscaglione, i Camaleonti, il Gianni Morandi di Bella Belinda insieme ai Rolling Stones!) il film si trascina stancamente per 132 minuti, spesso inframezzati da un'insopportabile voce over e vanificando anche gli unici aspetti per cui poteva meritarsi la sufficienza, cioè il ritmo e l'azione.

Cosa resta? Le discrete interpretazioni di Christopher Plummer e Michelle Williams, la svogliata performance di un Mark Wahlberg palesemente poco ispirato, il ritratto (comico) di una specie di odioso Paperon de' Paperoni deciso a non scucire nemmeno un dollaro per liberare il nipote ingenuo e imbambolato (che a sedici anni se ne va a mignotte in pieno centro di Roma...) E la storia è talmente assurda che, da spettatori, si finisce quasi per dargli ragione...

10 commenti:

  1. Mi sembra di capire che sia uno dei peggiori film dell'anno, ben gli sta perché epurare un attore non riconosciuto colpevole davanti alla legge, è un azione ignobile e disonesta, Ridley Scott dal canto suo deve imparare che anche lui può finire nel tritacarne delle accuse mediatiche di molestie sessuali, e quando succederà, io mi farò crasse risate!!!

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    1. Purtroppo, temo, la cosa è stata programmata a tavolino e fatta apposta per assicurare al film una spinta mediatica che altrimenti non avrebbe mai avuto... fa parte della grande ipocrisia di Hollywood, e la conosciamo bene.

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  2. Mamma che mazzata! Purtroppo gli Americani amano gli stereotipi, ì triste come pensino al loro pubblico così ignorante... Ma se alla fine producono sempre gli stessi cliché, una ragione di fondo c'è... Non mi ispira, anche perché gli ho preferito Tre manifesti fuori Ebbing, Missouri, che bel cazzotto in faccia!

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    1. Eh, guarda... tra i due film non c'è proprio paragone! Hai fatto la scelta giusta ;)
      Anche se, va detto, è proprio vero che gli americani, tutti, continuano a classificare l'Italia secondo i cliché che si vedono nel film. Non ci casca solo il "bollito" Ridley Scott, ma praticamente l'intera Hollywood. Del resto l'ultimo Oscar vinto dall'Italia, "La Grande Bellezza" di Sorrentino, mostrava un'Italia "felliniana" e ancorata al passato. Non ci siamo mai mossi da lì.

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  3. Ammetto già non mi ispirava prima quando c'era Spacey (attore straordinario poi se le accuse sono vere che vada in galera ma i processi si fanno in tribunale)figuriamoci dopo il cambio ipocrita (vedo che si questo siamo d'accordo),le voci sui soliti cliché sull'Italia e la tua stroncatura. Per carità niente contro Plummer, attore favoloso pure lui e avevo intuito che fosse l'unico salvabile ma si sa è una garanzia.
    E noto anche un'altra cosa su cui concordiamo. Alla fine i film di Scott buoni sono pochi rispetto alla sua enorme filmografia e il dubbio che siano questi l'errore, e non gli altri, resta.
    Ah nota: il famoso monologo di Rutger Hauer lo scrisse questi quindi...
    Sono stufa che loro signori americani si permettono di dipingerci in quel modo. Non c'è bisogno di dirti che conosco i nostri difetti, li conosco bene. Non è quello il punto.
    Il punto è che sembra che noi siamo dei selvaggi e loro gli evoluti e onestamente fa ridere. Viene fuori un rigurgito di nazionalismo anche a me che sono di sinistra e pure estrema.
    Scusa il malloppo. Spero si capisca il senso.

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    1. Confesso che il sospetto è venuto anche a me: in fin dei conti Ridley Scott ha diretto tre capolavori (certificati) come "Alien", "Blade Runner" e "Thelma e Louise", e qualche altro buon film come "I duellanti" e "Il Gladiatore", ma sono indubbiamente pochi rispetto a una filmografia numericamente consistente. Se aggiungiamo poi il fatto che non ha mai scritto una sceneggiatura, direi che è più che lecito chiedersi se sia effettivamente uno dei registi più sopravvalutati di Hollywood... o, quantomeno, un regista che ha avuto una fase (ad inizio carriera) di grande ispirazione creativa che poi è andata via via scemando. Il fatto che Scott, a ottant'anni suonati, giri ormai un film all'anno, potrebbe essere indicativo del fatto che lo faccià più per mestiere (e portafoglio) piuttosto che per effettiva ispirazione.
      Quanto al resto, sfondi una porta aperta: più che ridere fa davvero piangere che aldilà dell'oceano gli italiani siano ancora visti come mafiosi, sfaccendati e amanti della bella vita. Sarebbe come se noi italiani considerassimo ancora gli americani alla stregua dei pellerossa... vedresti se non s'incazzerebbero! :)

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  4. Ti dirò, a me nel complesso non è dispiaciuto pur riconoscendone i difetti (tra i quai ovviamente c'è la rappresentazione, per così dire, "anacronistica" del nostro paese). Devo dire che la struttura narrativa tiene e si passano due ore senza guardare l'orologio. Abbiamo visto di peggio ;D

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    1. Mah... non sono proprio d'accordo, e non solo perché la durata è ben più di due ore (132 minuti per la precisione ;) )
      Trovo che la struttura narrativa sia assurda e la storia di Getty clamorosamente mistificata: se vuoi fare un reportage devi un minimo attenerti ai fatti altrimenti gira un film di fantascienza e finità lì... no, lo trovo insufficiente sotto ogni punto di vista.

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  5. Devo ancora vederlo e, pur avendo letto il tuo parere, cercherò di non partire con troppi pregiudizi XD

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    1. Ci mancherebbe, io odio i pregiudizi ;)
      Vedilo... e poi (se vuoi) ne riparliamo!

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