sabato 20 maggio 2017

GHOST IN THE SHELL

(id.)
regia: Rupert Sanders (Usa, 2017)
cast: Scarlett Johansson, Juliette Binoche, Philou Asbaek, Takeshi Kitano, Michael Pitt
sceneggiatura: Jamie Moss, William Wheeler
fotografia: Jess Hall
scenografia: Jan Roelfs
montaggio: Neil Smith, Billy Rich
musica: Clint Mansell, Lorne Balfe
durata: 106 minuti
giudizio: 

trama:  A causa di un terribile incidente il maggiore Mira Killan, capo della sezione 9 dell'Unità di Antiterrorismo Informatico, viene trasformata in un cyborg dotato di intelligenza e forza fuori del comune. Il suo compito sarà quello di scovare e uccidere il perfido Kuze, un pericoloso criminale capace di controllare le menti cibernetiche e assumerne il controllo totale. Ma mentre si trova sulle tracce del malvivente, la vita privata di Mira sarà sconvolta da un'atroce rivelazione...



dico la mia:  Non sono mai stato un grande appassionato di anime e manga, e nemmeno di cartoon in generale. Nessun preconcetto da parte mia, assolutamente, e massimo rispetto verso i seguaci del genere, ma questa è una cultura che mi appartiene poco. Così, per prepararmi meglio alla versione cinematografica "in carne ed ossa" di Ghost in the Shell mi sono visto l' anime originale di Mamoru Oshii, oggetto di culto dei fan e, all'epoca della sua uscita (1995), unico prodotto giapponese in grado di contrastare lo strapotere dello Studio Ghibli di Hayao Miyazaki. Un cartone di vent'anni fa che sinceramente mi ha smosso poco, non riuscendo a comprendere (probabilmente per scarsa attitudine personale) i motivi di tale successo e soprattutto la logica nel riproporlo al cinema con attori veri soltanto oggi, e per giunta con una produzione americana...

La mia prima impressione, infatti, è stata proprio quella di un prodotto non disprezzabile ma assolutamente datato, del tutto sorpassato dai tempi: se negli anni '90 faceva "tendenza" parlare di cultura cyberpunk e riflessioni sul rapporto uomo/macchina, oggi tutto quello che si vede nel film (ad ogni livello, dalla sceneggiatura alle scenografie, le atmosfere, i costumi) suscita una malinconica sensazione di deja-vu: gli appassionati di fantascienza, anche se non esperti di sci-fi giapponese, non potranno non riconoscere in questo Ghost in the Shell echi e spunti già resi celebri, per dire, da un Paul Verhoeven o dal "solito" Ridley Scott (tanto per limitarci solo alla cultura "occidentale) e di conseguenza derubricarlo come un onesto divertissement, raffinato ma per nulla necessario...

Ci voleva, insomma, qualche idea in più e qualche citazione in meno per dare al pubblico motivi convincenti per andare a vedere il "nuovo" Ghost in the Shell. Invece assistiamo stancamente alle già note vicissitudini del Maggiore Mira Killian (una Scarlett Johansson tornata in ottima forma dopo la maternità), cyborg dalle movenze sexy e dal cuore triste che combatte contro un nemico oscuro e soprattutto contro il suo stesso inconscio, dal momento che le sono stati impiantati nel cervello ricordi e sensazioni per essere manipolata a piacimento. Ad aiutarla ci penserà il suo capo (un granitico Takeshi Kitano, ormai sempre più caricatura di se stesso) accompagnandola nella ricerca delle sue origini e nella ricostruzione del suo passato "umano", fondamentale per chiudere l'indagine.

Il problema è che la prima ora del film è tutta dedicata alla caratterizzazione dei personaggi e all'illustrazione didascalica delle forze in campo: in pratica non accade nulla o quasi, in una premessa infinita (e dal ritmo lentissimo) che annienta di noia lo spettatore. Il quale si "rianima" solo nel finale, quando finalmente la vicenda decolla e si toccano buoni livelli di riflessione e coinvolgimento emotivo. Ma non bastano una quarantina di minuti scarsi per rendere appetibile una pellicola poco ispirata e in certe parti inevitabilmente semplificata (ma sarebbe meglio dire banalizzata) per venire incontro alle esigenze di un pubblico trasversale, non solo di appassionati, che comunque fatica a capir l'aura "cult" che (un tempo, forse) permeava la versione originale.

Restano impressi, in pratica, solo la bellissima Scarlett Johansson (e fin qui...) sexy e scattante anche dentro una (poco) sensuale corazza nude-look, e qualche scenografia plumbea di sinistra bellezza. Non molto per un film che, nelle intenzioni, si riproponeva di riscrivere e rinverdire un genere. Risultando però, alla fine, niente più che pretenzioso.

12 commenti:

  1. film carino, ma secondo me l'originale è migliore ^_^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Intendi il cartone animato? Indubbiamente: come ho scritto nel pezzo, il film è per forza "semplificato" rispetto all'originale, dovendo rivolgersi a un pubblico più vasto che non quello degli appassionati del settore. Però, ad essere sincero, a me nemmeno l'originale mi ha fatto spellare le mani dagli applausi...

      Elimina
  2. occe ovecid osteuq hahaha xD si il cartone lo devo vedere...

    RispondiElimina
  3. Io invece da appassionata di anime ho trovato il film indifendibile: primo, perchè appunto è praticamente impossibile tradurre un anime in film senza snaturarlo almeno in parte, secondo, perchè in questo caso si è completamente stravolta l'atmosfera e il pathos dell'originale: questo film è il bignami del bignami dell'anime originale, oltre ad avere una protagonista del tutto inadeguata (anche fisicamente). Mi chiedo solo (domanda retorica) il senso di queste oerazioni. Risposta retorica: per i soldi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, tutti i film e tutti i registi professionisti (a parte Malick, forse...) hanno uno scopo commerciale, non ci vedo niente di scandaloso in questo. Perdonami ma gli atteggiamenti "talebani" non mi sono mai piaciuti. Io, che appassionato non sono, ho visto anche l'anime originale e, per quanto gli riconosca una maggiore cura dei dettagli, non mi è parso affatto memorabile... è chiaro che questo film si rivolge a un pubblico più vasto e quindi semplifica di più, però direi che è un film poco riuscito a prescindere, aldilà del fatto che rispetti più o meno un originale a mio giudizio anch'esso non eccelso

      Elimina
    2. E poi, scusami, per quale motivo Scarlett Johansson sarebbe "inadeguata"? Perchè non ha tratti orientali? E allora il resto del cast? Io l'ho trovata perfetta per il personaggio che interpreta... le accuse (assurde) di "whitewashing" lasciamole al gossip!

      Elimina
  4. Ho trovato bello lo sfondo, cioè l'ambientazione del film, che però mi ha deluso: poco interessante, tranne le scene d'azione nel finale. La trama, a dispetto dell'aura cult di cui è ammantato, l'ho trovata piuttosto banale. Scarlett è sempre bella e brava, ma la pellicola si regge solo su di lei e sulle scenografie di grande impatto visivo. Un po' troppo poco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente d'accordo: come ho scritto, magari vent'anni fa questo film poteva anche piacere, ma adesso appare irrimediabilmente datato.

      Elimina
  5. Comunque, non esiste un anime originale perché il film di Oshii è un adattamento del fumetto di Shirow Masamune e, se permettete, nel 1989 certe riflessioni non parevano così datate.

    Onestamente, direi che Ghost in the shell non è invecchiato così male...
    Molto semplicemente, come tutte le opere di fantascienza (soprattutto se "reale" non alla Dune o Guerre stellari) va contestualizzata con un minimo di perizia.

    Detto questo, il film live devo ancora vederlo e quindi non mi sbilancio.

    T.S.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per "originale" intendevo dire il primo film, ovvero (appunto) il primo adattamento del fumetto. Che, sono d'accordo, nel 1989 (ma anche nel 1995) era tutt'altro che datato... ora però sono passati più di vent'anni e di film sulle tematiche di "Ghost in the Shell" ne sono stati girati a profusione. Per questo mi interrogo sul senso di questo stanco remake americano. Poi, l'ho scritto subito all'inizio della recensione, non sono appassionato del genere e non ho forse la perizia per scandagliarlo appieno, però il cinema si rivolge a tutti e credo (anche a giudicare dagli esiti commerciali dell'operazione) che al pubblico "normale" dei significati reconditi ne sia fregato molto poco... tuttavia devo dire che anche di recensioni stra-positive tra gli appassionati non ne ho trovate molte.

      Elimina
  6. Aggiungo solo, riguardo al senso di adattare un'opera di fantascienza "reale" a distanza di molti anni... certo, il rischio di apparire "vintage" c'è.
    A esempio se si decidessero di fare l'adattamento di Neuromante non sarebbe certo facile rendere efficace una storia all'epoca così premonitrice.
    Quindi, in casi simili è meglio restare fedeli snaturando l'anima pionieristica o aggiornare?
    A mio avviso anche quel che si è visto del nuovo Blade runner soffre di questa cristallizzazione del mondo creato anni e anni fa da Scott.
    Come se in quell'universo la tecnologia si fosse fermata.
    Vero che magari si è scelto di lavorare sullo stile... vedremo.

    Insomma, operazioni del genere non sono mai così scontate e sono convinto che la scelta di Sanders di ricalcare l'anime del 95 andava mediata con maggior coraggio.

    T.S.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qui sono d'accordo: ci voleva maggior coraggio. Il film di Sanders è un "bignami" del film del 1995, oltretutto didascalicissimo (la prima ora è davvero un "riassunto delle puntate precedenti")

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...