sabato 24 dicembre 2016

CAPTAIN FANTASTIC

(id.)
regia: Matt Ross (Usa, 2016)
cast: Viggo Mortensen, Frank Langella, George McKay, Samantha Isler, Annalise Basso, Nicholas Hamilton, Shree Crooks, Charlie Shotwell, Trin Miller
sceneggiatura: Matt Ross
fotografia: Sthépane Fontaine 
scenografia: Russell Barnes
montaggio: Joseph Krings
musica: Alex Somers
durata: 118 minuti
giudizio: 

trama:  Ben Cash vive con i suoi sei figli in mezzo alla foresta, lontano (per scelta) da ogni contatto con la civiltà, educando da solo i ragazzi e arrangiandosi con piccoli lavoretti. Quando però, un brutto giorno, viene a sapere che l'amata moglie Leslie (da tempo ricoverata in ospedale) si è suicidata a causa di un disturbo mentale, sarà inevitabilmente costretto tornare in città per le esequie. 


dico la mia: A prima vista, sembra di assistere a un film di Wes Anderson: un padre e sei figli che vivono nel bosco, lontani dalla civiltà, in un mondo tutto loro, protettivo, ovattato, apparentemente senza crepe. Sette personaggi eccentrici (il padre in primis) che inneggiano alla "diversità" come valore, dove al posto del Natale si festeggia Noam Chomsky e i bambini a sei anni imparano la Costituzione Americana... ma il regista Matt Ross (che ha avuto davvero un'educazione "alternativa", essendo stata sua madre una vera hippie in gioventù) non si è limitato a fare il verso al collega più famoso, cercando di conferire al suo film una veste personale più drammatica e profonda, pur rimanendo dentro i paletti della commedia avventurosa.

Ben Cash (uno strepitoso Viggo Mortensen) è una specie di padre-padrone sui generis: cresce i suoi ragazzi in mezzo alla foresta, lontani dalle sirene del consumismo, insegnando loro a cacciare, arrampicarsi, cucinare, difendersi dagli animali e anche dagli uomini. In una parola, sopravvivere. Sopravvivere a un mondo che Ben giudica ostile, falso, pieno di insidie, cercando di inculcare ai propri figli ideali marxisti e nozioni di antropologia, assolutamente convinto di essere nel giusto e di non fornire loro alcun motivo per abbandonare quell'angolo di paradiso (o prigione, a seconda dei punti di vista). Quando però un evento drammatico (la morte della moglie) costringerà Ben a tornare proprio in quella civiltà che tanto disprezza, per lui comincerà il tempo dei dubbi e delle domande, prima fra tutte la liceità delle sue scelte...

Non è mai stato facile per nessuno raccontare al pubblico cosa significa essere genitori e le enormi responsabilità che ci si prendono. Ross prova a farlo costruendo un film emozionante e delicato, regalandoci un personalissimo spaccato di "vita moderna", tratteggiandoci la sua idea di società ideale e alternativa, mettendola a confronto (senza esaltarla) con quella attuale. L'intento del regista è chiaro: costringerci a guardarci dentro, interrogandoci su quanto siamo proni al consumismo e alle consuetudini più o meno imposte dalla modernità, magari riflettendo sul fatto che ogni azione, ogni decisione, ogni mutamento seppure piccolo di uno schema consolidato provoca delle conseguenze che non si possono ignorare.


Viggo Mortensen si supera in un ruolo che evidentemente sente molto "suo", quello di un uomo solo al mondo in un mondo che, pur non comprendendo, è comunque costretto ad accettare e farci i conti. Un uomo (e un padre) bravo nel rimettersi in discussione, riflettere sulle sue scelte, arrivare ai compromessi che la vita impone senza però rinunciare ai propri princìpi. Per questo ruolo ha già ricevuto la nomination (scontata) ai prossimi Golden Globe e, potete scommetterci fin da ora, riceverà anche quella per i prossimi Oscar (dove, incredibilmente, non è mai riuscito ad entrare malgrado una carriera ormai trentennale e tanti ottimi film interpretati, da La promessa dell'assassino, a The Road, A history of violence, A dangerous method, la trilogia de Il Signore degli Anelli...)

Tuttavia, malgrado la bravura del suo protagonista (e anche quella dei giovani attori che interpretano i suoi figli),la visione di Captain Fantastic ha il difetto, non secondario, di "tradire" almeno in parte proprio quel messaggio di diversità e indipendenza di cui vorrebbe farsi portatore. Il film è infatti molto convenzionale e "ruffiano", furbetto e ammiccante verso il pubblico, costruito ad arte ma anche estremamente prevedibile e piuttosto classico nella struttura, finendo così per rinnegare quello spirito anti-conformista che pretenderebbe invece di far suo. Intendiamoci: stiamo parlando di un buon film, capace di catturare lo spettatore e coinvolgerlo dall'inizio alla fine... solo che, innegabilmente, man mano che ci si avvicina all'epilogo lo spirito dissacrante e provocatorio della sceneggiatura si affievolisce, perlappunto, sino a un finale telefonato e abbastanza deludente. Questo sì, un peccato.

11 commenti:

  1. Bella recensione per un film che mi ispira moltissimo. Colgo l'occasione per farti i miei più sinceri auguri di Buon Natale.
    Un abbraccio.
    Mauro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille, Mauro! Ovviamente ricambio con gioia: buon Natale (anche se ormai è quasi finito :) )

      Elimina
  2. Risposte
    1. Purtroppo la distribuzione è sempre un problema per certi tipi di film. Lo hanno distribuito solo nelle città... ti capisco!

      Elimina
  3. Pensa che invece io l'ho trovato molto di pancia e sincero.
    Uno dei pochi casi dell'anno in cui non ci siamo trovati d'accordo.

    Auguri! :)

    RispondiElimina
  4. Sono combattuta, adesso! Tutti superconvinti e poi piombo qui e ridimensiono la scimmia:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho detto che è un brutto film, tutt'altro... come ho scritto, è un film capacissimo di coinvolgere il pubblico e che ti fa stare incollato allo schermo dalla prima all'ultima scena. Solo che, a mio giudizio, lo fa in modo abbastanza ruffiano e convenzionale, che è esattamente l'opposto di ciò che vorrebbe rappresentare...

      Elimina
  5. Sono più d'accordo con te che con chi lo ha eletto a capolavoro! Però nel suo genere non è facile arrivare a certi risultati, qui non scadiamo nel banale o cliché e nemmeno troppo nell'assurdo. Già non era facile ottenere ciò ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente d'accordo. Non è un capolavoro ma un titolo da tenere comunque d'occhio, fosse solo per ammirare un "mostro" di recitazione come Mortensen. Tre stelle non sono affatto una bocciatura!

      Elimina
  6. Tre stelline e mezzo, dai!
    Io l'ho adorato nella sua improbabile storia.
    Ho adorato quei mocciosi saccenti, quel padre un po' oltre...che dire, la prima volta che l'ho visto quando lascia i figli al cognato e torna solo ho anche lacrimato😧. Si, forse un po' prevedibile il finale ma caruccio.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...