mercoledì 30 settembre 2015

VIA DALLA PAZZA FOLLA

(Far from the madding crowd)
di Thomas Vinterberg (Usa, 2015)
con Carey Mulligan, Matthias Schoenaerts, Michael Sheen, Tom Sturridge, Juno Temple, Jessica Barden
durata: 117 minuti


Ed eccola qui la prima, vera, grande delusione della nuova annata cinematografica. Nutrivo forti aspettative su questo film, inutile negarlo, soprattutto per via del suo regista: quel Thomas Vinterberg che con la sua opera precedente, Il sospetto,  aveva esaltato pubblico e critica firmando un film durissimo, lucido, impeccabile, emotivamente (quasi) insostenibile per tensione e drammaticità, che andava a toccare argomenti scomodi e coraggiosi (la pedofilia e i pregiudizi della gente verso chi viene giudicato colpevole ancor prima di accertare i fatti). E quindi mi pare davvero impossibile che questo Via dalla pazza folla sia diretto dallo stesso Vinterberg: come si faccia, infatti, a passare da un film come Il sospetto a questo polpettone melenso e banalotto in trine è merletti e francamente incomprensibile...

Intendiamoci, non è che Via dalla pazza folla sia inguardabile, tutt'altro: semplicemente ci si interroga sul senso dell'operazione, dato che il film ricalca pedissequamente, senza slanci, il romanzo di Thomas Hardy da cui è tratto, ma in una maniera così convenzionale e piatta da sembrare un compitino da recita scolastica, vanificando anche il talento della protagonista, la sempre brava Carey Mulligan, qui "ingabbiata" da una sceneggiatura colpevolmente inconsistente (mentre invece ci sfuggono i presunti meriti del suo partner artistico, quel Matthias Schoenaerts la cui espressività ricorda molto quella della mummia di Tutankhamon... lo vedremo presto anche in A bigger splash di Luca Guadagnino, con analoghi risultati).

Quello che disturba alquanto, in Via dalla pazza folla, è il fatto che Vinterberg non metta proprio niente di suo: la regìa è solida, puntale ed elegante, ma davvero troppo anonima per questa storia abbastanza scontata (anche senza aver letto il romanzo, e ammetto di non averlo letto, lo spettatore impiega qualche decina di minuti per capire come andrà a finire... evidentemente il punto di forza del libro di Hardy non dev'essere stata certo la trama, ma nel film non se ne ha cognizione).

Siamo nel 1874: la giovane e indomita Betsabea Everdene eredita a sorpresa una grande fattoria nella campagna londinese, ed il suo cuore viene conteso da tre uomini: il fedele ed innamoratissimo Gabriel Oak, ex pastore caduto in disgrazia, il ricco e maturo (e soprattutto scapolo) William Boldwood e l'arrogante Francis Troy, soldato dell'esercito di Sua Maestà. Betsabea rifiuta sia le avances del pastore che quelle del riccone (ed entrambi ci rimangono malissimo) in nome della sua indipendenza e di un femminismo che al giorno d'oggi fa quasi tenerezza, mentre ovviamente non esiterà a gettarsi tra le braccia dell'uomo sbagliato, l'antipatico e dissoluto militare che la condurrà ad una vita infelice. Almeno fino a quando non troverà la forza (e la fortuna) di tagliare i ponti con lui. E a questo punto potete immaginarvi come andrà a finire...

Gli aspetti positivi del film riguardano soprattutto le ambientazioni: la fotografia selvaggia e tipicamente "british", le scenografie vittoriane e i costumi accuratissimi rendono impeccabile la confezione, ma tutto questo non è sufficiente a farci piacere una pellicola che, pur accontentando gli animi più sentimentali e le donzelle ben disposte alla lacrimuccia, finisce irrimediabilmente per annoiare a causa della lentezza della visione e i telefonatissimi colpi di scena della storia.

Vinterberg sbaglia a puntare tutto sulla forma e pochissimo sulla sostanza (i personaggi sono poco più che figurine, non riusciamo mai a provare empatia oppure avversione per nessuno di essi) riducendosi a girare un qualcosa che si avvicina molto più a una soap televisiva piuttosto che a un melò capace di scaldare i cuori. E del resto, a giudicare dagli incassi, anche l'accoglienza del pubblico è sembrata, perlappunto, alquanto "freddina"...

8 commenti:

  1. Concordo in pieno con questa tua recensione! Anche io avevo molte aspettative, ma "Via dalla pazza folla" è un film che si guarda con un pizzico di noia (se non fosse per gli ambienti campestri meravigliosi) e che si dimentica facilmente. Mah!

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    1. Credo che film come questo siano "fisiologicamente noiosi", il che non vuol dire che siano brutti, ma certamente non passano alla storia...

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  2. Tutto molto bello, soprattutto tutti molto belli, ma poca sostanza.
    Concordo.

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    1. Vorrei leggere il romanzo di Hardy, e mi riprometto di farlo. Giusto per vedere se lo "spessore" delle due opere è diverso, come immagino.

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  3. Lo dovrei vedere nei prossimi giorni.
    Il tuo post mi spaventa: probabilmente dalle mie parti saranno bottigliate selvagge.

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    1. Non essere così prevenuto: come ho scritto il film è tutt'altro che inguardabile... solo che non si capisce il senso di quest'operazione: cosa spinge un regista che ha diretto un capolavoro assoluto come "Il sospetto" a rifugiarsi in una "robetta" così melensa e superficiale? Non me lo spiego, ecco.

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  4. Devo ancora vederlo e nonostante le critiche piuttosto negative che sto leggendo, lo farò per pura curiosità.
    Ho letto il libro che è il meno hardyano delle opere di Hardy. Ho faticato a riconoscere l'Hardy di Tess e di Jude, da me molto amato, in questa versione così arcadica, pastorale ed elementare a livello di intreccio e potenza narrativa.
    Probabilmente faticherò a riconoscere pure Vinterberg...

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    1. Ciao Margherita, sai che mi farebbe molto piacere conoscere la tua opinione sul film non appena lo avrai visto? Sono curioso di conoscere il parere di una persona che ha anche letto il romanzo, proprio per verificare se la mia impressione (cioè quella di una pellicola che ha almeno in parte banalizzato il testo letterario) corrisponde a verità... fammi sapere! ;)

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