giovedì 30 luglio 2015

VENEZIA 72 : ALL'INSEGNA DEL FILM D'AUTORE (MA ANCHE DI VASCO...)

Sarà una Mostra ancora una volta ad immagine e somiglianza del suo Curatore: nel bene o nel male (a seconda dei gusti) bisogna dare atto ad Alberto Barbera di aver conferito alla rassegna lidense una fisionomia ben precisa, che non si smentisce nemmeno per questa 72. edizione (la quarta diretta da lui, in programma dal 2 al 12 settembre prossimi), ovvero una rassegna autoriale, sobria, molto "cinefila" e poco incline alle paillettes e ai richiami per le allodole. Largo dunque ai film che hanno qualcosa da dire, belli o brutti che siano, selezionati con criterio e non, come spesso avviene, "arraffando " a caso qua e là questo o quel titolo di presunto richiamo da buttare nel calderone.

Tuttavia, come vedremo, quest'anno a Venezia ci sarà pure qualche concessione in più al glamour e al cinema più popolare/commerciale, seppure in dosi minime (soprattutto fuori concorso), per formare un cartellone che, personalmente, sulla carta (e sottolineo sulla carta) lascia più che soddisfatti. E vediamo allora di commentarlo sezione per sezione.

CONCORSO
La caccia al Leone d'Oro non può che partire da lui, Aleksandr Sokurov, già trionfatore nel 2011 con il memorabile Faust (forse il miglior film "veneziano" degli anni duemila) e quest'anno di nuovo al Lido con una pellicola interamente girata dentro un museo, esattamente come Arca Russa. Questa volta siamo dentro il Louvre occupato dai nazisti, e il film si chiama Francofonia. E siamo pronti a scommettere fin da ora che qualcosa si porterà a casa...

Marco Bellocchio, in concorso con "Sangue del mio sangue"
Altro titolo attesissimo è poi The Danish Girl di Tom Hooper, che mette in scena un Eddie Redmayne fresco di oscar e qui nei panni (femminili!) del pittore transessuale Einar Wegener, con cui potrebbe già "prenotare" la Coppa Volpi. Gradito ritorno anche per Atom Egoyan con Remember, che schiera un super-cast di interpreti "stagionati" (Christopher Plummer, Martin Landau, Bruno Ganz) e per il polacco Jerzy Skolimowski (11 minuti), che qualche anno fa stupì il pubblico con il bellissimo Essential Killing. 

E poi non manca ovviamente l'America (non necessariamente hollywoodiana), presente con ben quattro pellicole: destano curiosità l'esordio da regista di Laurie Anderson, vedova di Lou Reed, con il suo Heart of a dog, e il futuristico Equals del giovane Drake Doremus (con Kristen Stewart, Nicholas Hoult e Guy Pearce). Ma c'è da credere che gli occhi del pubblico saranno puntati principalmente su Cary Fukunaga, ormai regista "cult" dopo il travolgente successo della serie tv True Detective e che ora ci riprova sul grande schermo con Beasts of no nation, interpretato di Idris Elba: quanto basta per far drizzare l'hype a mille. Non sottovaluterei poi nemmeno il film d'animazione Anomalisa, diretto dall'eclettico Charlie Kaufman (prima assoluta di un cartone al concorso veneziano).

Eddie Redamyne, "The Danish Girl"
Se l'America fa la parte del leone (insieme all'Italia, come vedremo fra poco), molto ridimensionata è invece la presenza della Francia, che sbarca al Lido con soli due film e non proprio da far tremare i polsi (L'hermine di Christian Vincent e Marguerite di Xavier Giannoli, già in concorso un paio d'anni fa con il deludente Superstar). Da annotare poi l'ennesima partecipazione (sinceramente non proprio indispensabile) dell'israeliano Amos Gitai, e dell'unica presenza del cinema cinese, presente solo con il documentario Behemoth di Zhao Liang: sono davvero lontani i tempi di Marco Muller!

GLI ITALIANI
Massiccia, come si diceva, la pattuglia italiana alla Mostra: quattro film nel concorso principale, due nella sezione Orizzonti, molti altri fuori competizione. Tanti, forse addirittura troppi... indice di un certo provincialismo, quasi una risposta polemica al Festival di Cannes, dove i nostri "tre moschettieri" (Moretti, Garrone, Sorrentino) non sono stati trattati benissimo. Voglio sperare che il motivo di tanta abbondanza non sia davvero questo, ma come si suol dire "a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina". E, per contro, anche la sparuta presenza francese di quest'anno alimenta più di un sospetto. Ma forse è solo fanta-politica festivaliera, che lascia il tempo che trova... veniamo ai film:

Tilda Swinton, in "A bigger splash"
Sarà ancora una volta Marco Bellocchio il nostro "pezzo da novanta", il nome italiano per il Leone d'Oro: il suo Sangue del mio sangue, girato nella natìa Bobbio, promette grande fascino e forti significati, come tutte le opere del maestro piacentino (che ha messo su un cast deluxe: oltre al figlio Piergiorgio, ci saranno anche Roberto Herlitzka, Alba Rohrwacher e Filippo Timi). Promette benissimo anche il nuovo film di Luca Guadagnino, A bigger splash, con Tilda Swinton, Ralph Fiennes e Dakota Johnson, libero remake del noir francese anni '60 La piscina, con Alain Delon: atmosfere torbide e morbose, con un tocco di thriller. Potrebbe essere la vera sorpresa. E' invece al debutto assoluto Piero Messina, ex assistente di Paolo Sorrentino, che per il suo film d'esordio dirige nientemeno che Juliette Binoche. Infine, l'ultimo film italiano in gara, Per amore vostro di Giuseppe Gaudino, con Riccardo Scamarcio e Adriano Giannini.

Ma anche nelle sezioni collaterali si respira tanta aria di casa: da segnalare almeno American Gangster di Renato De Maria, il documentario di Franco Maresco Gli uomini di questa città non li conosco, l'ultimo film (postumo) del compianto Claudio Caligari, Non essere cattivo... e speriamo che non sia cattiva nemmeno la critica di casa nostra, generalmente (chissà perchè) mai troppo tenera verso i nostri prodotti. Vedremo.

Johnny Depp. irriconoscibile in "Black Mass" di Scott Cooper
FUORI CONCORSO
E qui si concentra il lato glamour di Venezia, la sezione nella quale quest'anno, timidamente (in puro stile-Barbera) sono stati selezionati i titoli di maggior richiamo per il pubblico, che si spera possano riportare al Lido un po' di fan e un po' di divismo, sempre necessari all'economia di un festival. Titoli più "commerciali", dunque, ma pur sempre d'autore, alcuni dei quali di grande interesse come gli americani Black Mass di Scott Cooper (con Johnny Depp, Benedict Cumberbatch, Joel Edgerton e Kevin Bacon) e Go with me di Daniel Alfredson (con Anthony Hopkins, Julia Stiles e Ray Liotta), l'atteso Spotlight di Thomas McCarthy, già in odore di oscar (con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams e Stanley Tucci), il filmone d'apertura Everest (con Jason Clarke, Josh Brolin, Robin Wright, Keira Knightley, Emily Watson, Jake Gyllenhaal). E poi, ancora, le ultime opere di Rodrigo Pla, Dito Montiel e Tsai Ming-Liang, senza dimenticare La vie et rien d'autre del decano Bertrand Tavernier, Leone d'oro alla carriera (meritatissimo)

Vasco Rossi
INCONTRI CON GLI AUTORI
E' l'unica, vera, grande novità della Mostra 2015."cinema in giardino", ovvero una serie di incontri tra pubblico e autori nella nuova area dei giardini del Palazzo del Cinema, creata appositamente per l'occasione: uno spazio, come si legge nella nota della stessa Biennale Cinema, concepito
per aprire la Mostra al pubblico più vasto possibile, dall'addetto ai lavori fino allo spettatore occasionale,  che riesca a coniugare la visone di un film con il dialogo diretto attraverso i suoi protagonisti...
Così, nell'arco dei dieci giorni di Mostra, vedremo confrontarsi con il pubblico nientemeno che Vasco Rossi (già immagino il delirio che ci sarà quel giorno...) oltre a Giuseppe Tornatore, Piera Detassis, Pif, Alessandro Gassmann, Enrico Magrelli (e molti altri, l'elenco non è ancora definitivo). Il tutto, è bene dirlo, rigorosamente gratis!

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