martedì 14 ottobre 2014

LA TRATTATIVA


(id.)
di Sabina Guzzanti (Italia, 2014)
con Enzo Lombardo, Antonino Bruschetta, Sabino Civilleri, Michele Franco, Sabina Guzzanti
durata: 109 min.

Cominciamo con la domanda che tutti si pongono: se ne sentiva davvero il bisogno di un film del genere? Chi risponde 'no' può fermarsi qui con la lettura, legittimamente. Chi invece, come il sottoscritto, ritiene che film come questo siano comunque importanti (senza usare l'inflazionato aggettivo 'necessari', che dice tutto e niente) può invece proseguire, chiarendo un concetto: l'ultima pellicola di Sabina Guzzanti non dice assolutamente nulla di nuovo rispetto a quello che già sappiamo, ma la mia opinione è che faccia sempre bene ripetere certe cose, specialmente in un paese dalla memoria cortissima come il nostro, dove un tempo (anni '70 e giù di lì) film d'inchiesta come questo erano all'ordine del giorno e ora invece non li fa più nessuno, a stridente dimostrazione di come la coscienza civica degli italiani sia andata persa nel corso dei decenni (o di un 'ventennio' in particolare, chi vuole capire capisca...)

I fatti cui si riferisce la Guzzanti, lo avrete letto o ascoltato dai media, sono quelli che nel triennio 1992-95 portarono lo Stato Italiano ad ingaggiare un terribile braccio di ferro con la criminalità organizzata: dopo il maxi-processo di Palermo e i conseguenti attentati a Falcone e Borsellino, la strategia mafiosa si spostò verso le bombe (esplose e inesplose) di Firenze, Roma e Milano, creando un clima di intimidazione collettiva tale da gettare il paese nella paura. Il film insinua il dubbio che alte cariche dello Stato (Napolitano in testa, ma anche Andreotti, Mancino, Scalfaro, e naturalmente Berlusconi) siano scese a patto con i vertici di Cosa Nostra allo scopo di scongiurare una sanguinosa guerra tra mafia e Istituzioni: a fare da mediatore sarebbe stato Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo condannato per associazione mafiosa, che avrebbe recapitato il famoso 'papello' contenente le condizioni dettate da Totò Riina allo Stato per mettere fine alle ostilità: alcune verosimili (abolizione del 41-bis, revisione del maxi-processo), altre talmente deliranti da risultare irricevibili a priori (creazione di uno stato federale diviso in tre macro-regioni, defiscalizzazione della benzina in Sicilia, abolizione del reato di mafia) e tali da far naufragare la trattativa. La storia ci dirà che poi fu Bernardo Provenzano a tradire Riina, che finì per essere arrestato e condannato, proprio (si dice) per la sua indisponibilità a trattare...

Una trattativa che generò scenari desolanti e raccapriccianti, all'oscuro dei cittadini comuni. Sabina Guzzanti potrà anche restare antipatica a molti (e certo lei non fa molto per rendersi simpatica) ma non si può non riconoscerle una notevole dose di coraggio nel portare avanti opere come questa che, si badi bene, sono basate su atti e documenti reali, verificati e certificati al 100%, raccontati con scrupolosa aderenza ai fatti storici e in modo trasparente e non allusivo, rispettoso nei confronti del pubblico. Lo scenario filmico è quello di 'un gruppo di lavoratori dello spettacolo che si propone di ricostruire, attraverso il nostro specifico, la versione avallata dai fatti...' : la regista cita esplicitamente Elio Petri e Gian Maria Volontè, cooptando un manipolo di attori accondiscendenti per mettere in scena un'immaginaria pièce dove i protagonisti si alternano nei ruoli-chiave dei personaggi veri. La pellicola è avvincente e incalzante per almeno due terzi della sua durata, ma perde colpi proprio dove i 'fatti' non arrivano più e bisogna mettere in campo le ipotesi: e qui il film arranca, giungendo a un finale sbrigativo e poco ragionato, dove si nutrono molti dubbi sulla ricostruzione del viaggio della famosa agenda rossa di Borsellino, mai più trovata dopo l'attentato...

Però, lo ripeto, trovo che operazioni come queste non possano fare che bene all'opinione pubblica, di qualsiasi versante e colore sia. Ovviamente l'obiezione più diffusa di chi non la pensa così è sempre la stessa: cosa c'entra tutto questo col cinema? Che cos'è esattamente La trattativa: un film? Uno spettacolo teatrale? Un'inchiesta? Forse è tutte queste cose insieme o forse nessuna di esse. Forse non è nemmeno cinema (per questo non ho messo 'stellette') e forse questa che state leggendo non è nemmeno una recensione... eppure a Venezia tutta la sala applaudiva (e, ne sono certo, la platea non era composta esclusivamente da bolscevichi reazionari). segno evidente che questa 'cosa' così strana e così scomoda riesce a smuovere le coscienze. Vi pare poco?

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