lunedì 10 marzo 2014

SNOWPIERCER

(id.)
di Bong Joon-ho (Corea del Sud, 2013)
con Chris Evans, Song Kang-ho, John Hurt, Jamie Bell, Tilda Swinton, Octavia Spencer, Ed Harris
durata: 127 min.


Il treno come metafora del mondo. Una sferragliante arca di Noè che percorre il pianeta senza fermarsi mai, pena la morte. Ma la morte in realtà è ovunque: in una Terra distrutta da una glaciazione provocata dagli uomini, quel che resta dell'umanità è stipato in venti carrozze dove 'ognuno ha un posto prestabilito': nei primi vagoni, dotati di ogni comfort, troviamo i benestanti. Negli ultimi, in condizioni disumane, ci sono i derelitti, i poveri, che ovviamente covano rancore e preparano la rivolta, incuranti del duro regime repressivo imposto dal tiranno Wilford, il costruttore del treno che se ne sta rinchiuso nella locomotiva. Chi comanda la locomotiva, comanda il mondo...

La lotta di classe dunque torna al cinema, ma siamo ben lontani dalle atmosfere dimesse e neorealiste di Ken Loach: Snowpiercer è una produzione coreana a largo budget, con capitali americani e un gran cast di respiro internazionale. A dirigerlo è Bong Joon-ho, regista di culto poco conosciuto in Europa ma quasi venerato in patria (al pari del connazionale più famoso Park Chan-wook, qui nel ruolo di produttore). Ennesimo esempio di fantascienza distopica, forse non troppo originale ma davvero di gran classe: stupefacente infatti la confezione del film, perfetto in ogni dettaglio, dagli effetti speciali alle scenografie, tipico delle migliori produzioni orientali. Ma Snowpiercer non è solo una scatola vuota: malgrado il messaggio di fondo sia evidente, il film è coinvolgente e toccante, pieno di rimandi ai grandi classici della fantascienza (e non solo). Così la prima parte, sgradevole e cupa, è un chiaro omaggio a  2022: i sopravvissuti (le schifose barrette proteiche con cui si sfamano i passeggeri di terza classe assomigliano fin troppo al soylent green del film di Fleischer), mentre le carrozze tumultuose e maleodoranti in coda al treno ricordano quelle del Titanic, ma anche le squallide prigioni de I miserabili...
Snowpiercer è un film fatto di forti contrasti e notevoli spunti sociologici: l'opulenza dei passeggeri di prima classe contro l'indigenza di chi sta ammassato in coda al treno, il cuore pulsante dei suoi vagoni contro la desolazione che sta all'esterno (dove la vita è impossibile) la ristretta visione del mondo dei passeggeri nati all'interno del treno (dove i bambini studiano solo la storia 'di regime') contro la consapevolezza di chi viene da fuori. Mondi lontanissimi tra loro ma che, come vuole la spietata legge della natura, in realtà sono strettamente collegati e dipendenti, costretti a reggere un equilibrio innaturale e dove anche i protagonisti (apparentemente irreprensibili) in realtà non sono tutti così cristallini come sembrano, in nome della ragion di stato.

Una pellicola che si ferma a un passo dal capolavoro: peccato solo per il finale, posticcio e tirato per le lunghe, dove Ed Harris rifà pedissequamente il suo personaggio in The Truman Show e dove si scade un pochino nella retorica... ma anche qui comunque certi dialoghi sulla condizione umana tra il ribelle Curtis (Chris Evans) e lo stesso Harris meritano opportune riflessioni. Alla fine però il personaggio che resta in mente più di tutti è la magnifica Tilda Swinton, indimenticabile e 'mostruoso' ministro di una dittatura che corre sulle rotaie.

15 commenti:

  1. La penso come te. Entusiasmante finché non compare Ed Harris e parte il pippone...

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    1. Sì, in effetti la lungaggine finale appesantisce davvero troppo... ma è l'unico difetto di una pellicola 'tostissima' !

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  2. mi incuriosisce parecchio questo film, soprattutto la presenza di Tilda Swinton in quelle vesti grottesche!

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    1. Credo che Tilda Swinton sia l'attrice più sottovalutata del secolo: qui è davvero impressionante per la sua mimesi, un personaggio assolutamente indimenticabile.

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  3. Film sorpresa, molto avvincente e molto suggestivo sia a livello tecnico che nella sua trama. Peccato per il finale, vero.

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    1. Secondo me doveva finire molto prima (mi fermo qui per non spoilerare). Sarebbe stato molto meglio un finale 'definitivo' e coerente con la narrazione. Non so se sia stato 'appiccicato' dalla produzione o meno, certo che quei dieci minuti finali stridono abbastanza...

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  4. Vero Sauro, pieno di spunti su cui riflettere. L'umanità che corre a tremila all'ora su un treno che probabilmente gira a vuoto, senza stazione. La Swinton è inquietante, ma non è da meno Harris, il quale, secondo me invece, ha saputo dare un significativo contributo al film con il suo personaggio. Quel bambino schiavizzato e nascosto sotto il treno è stata una delle cose più terribili del film. Sì, un po' Christof lo ricorda, d'altronde è lui il "creatore". Ma qui è spietato, freddo come la neve che rimane del mondo intorno. Uno dei migliori film visti al Festival di Roma appena passato. =)

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    1. Beh, anche il Christof di The Truman Show non è che fosse uno stinco di santo :) non ci trovo una grande differenza tra i due ruoli. Però, ecco, non vorrei calcare troppo la mano sul finale, che ha me non è piaciuto ma che non inficia assolutamente la visione di un film bellissimo e visonario, pieno di metafore e ricco di riflessioni sul mondo attuale come dev'essere ogni buon film di fantascienza. E certe scene (come quella del bambino che hai citato) rimangono davvero scolpite nella mente e nel cuore. Una bella sorpresa dopo l'abbuffata di pellicole 'da oscar' (molte delle quali non certo memorabili) degli ultimi tempi.

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  5. Non l'ho ancora visto, ma sono molto, molto curioso.
    Gran bella recensione, tra l'altro.

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    1. Grazie mille Ford! Sì, è stata davvero una bella sorpresa, speriamo solo che la distribuzione italiana sia all'altezza della pellicola (ne dubito, purtroppo...)

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  6. Il cinema orientale (definizione comunque molto vaga e tipicamente europea) è sempre di ottima qualità dal punto di vista formale, si può discutere sui contenuti ma non certo sull'estetica dei film. E questo è certamente un gran bel prodotto, per tutte le ragioni che hai esposto e che mi trovano assolutamente d'accordo.

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    1. E' vero, condivido in toto quello che dici. In primis, sul fatto che noi europei facciamo una gran confusione sul cinema 'orientale' (dettata soprattutto dall'ignoranza... e mi ci metto anch'io) facendo di ogni erba un fascio e confondendo film giapponesi, coreani, cinesi e compagnia. Pensate come resteremmo se uno spettatore asiatico confondesse il nostro cinema con quello francese! Apriti cielo! :)
      E concordo anche sul fatto che, comunque, questo tipo di cinema ha un'eleganza e un'estetica sempre impeccabili. Difficilmente i film 'orientali' sono brutti. Magari non sono interessanti (per il nostro gusto) ma sempre irreprensibili dal punto di vista formale. Grazie del commento.

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  7. Piaciuto, ma con riserve. Certe ingenuità era troppo 'ingenue', ma il tanto criticato pippone finale di Ed Harris è la cosa che mi ha entusiasmato di più. La figura di quel dittatore e la para mentale sulle rivoluzioni mi ha davvero colpito, è stato una trovata davvero degna di nota - per me, almeno.
    Una sola domanda, però: la scena del pesce che senso aveva?

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    1. Riguardo il pesce, cercherò di darti una risposta non appena avrò rivisto il film (prima o poi comprerò il dvd...). Riguardo invece il pippone di Harris, sinceramente, non mi è sembrato una gran trovata: è vero, il discorso sulle dittature è molto bello (onore allo sceneggiatore) però tutto sa di già visto, oltre che tirato per le lunghe. Assolutamente d'accordo sul fatto che non sia un capolavoro, però per almeno 3/4 di durata è appassionante e adrenalinico, non è poco.

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