domenica 22 settembre 2013

RUSH

(id.)
di Ron Howard (USA, 2013)
con Daniel Bruhl, Chris Hemsworth, Alexandra Maria Lara, Olivia Wilde, Pierfrancesco Favino
durata: 123 min.


Fu un mondiale memorabile quello del 1976, un anno che tutti gli appassionati di Formula Uno ricordano con gli occhi lucidi e la voce spezzata: una stagione pazzesca, assurda, dove tutto quello che poteva succedere, in pista e fuori, effettivamente successe. Il sottoscritto all'epoca aveva quattro anni, eppure si ricorda come fosse ieri di questa incredibile storia, peraltro già raccontata qualche tempo fa proprio su queste pagine (vedi qui). Logico dunque che nutrissimo forti perplessità all'annuncio che Ron Howard avesse deciso di farci un film sopra, non tanto per pregiudizio nei suoi confronti, quanto perchè ritenevamo che una storia così appassionante, e soprattutto vera, sarebbe stata difficilissima da tradurre sul grande schermo: perchè lo sport, lo sappiamo, è già di per sè un fortissimo catalizzatore di emozioni, dove la realtà, se appassiona, è quasi sempre più forte della fiction.
Ma non avevamo fatto i conti con l'indubbia abilità di Howard nel saper raccontare storie autentiche di persone 'eccezionali' (lo aveva già fatto con Apollo 13, A beautiful mind e Cinderella Man), oltre a quella di circondarsi sempre di ottimi collaboratori: non è un caso che la sceneggiatura di Rush sia firmata da uno dei migliori writer viventi, quel Peter Morgan che, tra i suoi tanti script di successo, ha firmato anche quello de Il Maledetto United, forse il più bel film sul calcio mai realizzato al cinema, a testimonianza di essere assolutamente a suo agio con i soggetti a sfondo sportivo. Ron Howard, dal canto suo, è un onesto artigiano di Hollywood che pur non girando capolavori difficilmente sbaglia un film: è un regista consapevole delle sue qualità e dei suoi limiti, e che in ogni suo lavoro ha l'umiltà di mettersi al servizio dello spettatore senza eccedere in virtuosismi.

E Howard con Rush, possiamo dirlo, ha vinto la sua scommessa più difficile nel modo più elementare possibile: ovvero raccontando per filo e per segno i fatti esattamente come si svolsero all'epoca, stando ben attento a non alterare in nessun modo una storia che, come dicevamo, era già incredibilmente 'cinematografica' di suo. Rush è infatti un film sorprendentemente sobrio e realistico, senza le 'esagerazioni' tipiche del prodotto hollywoodiano: pur essendo altamente spettacolare, non ci sono scene inverosimili, uso abnorme degli effetti speciali, estenuanti ralenti ad effetto... tutte le scene (quelle di corsa in primis) sono ricostruite con la massima accuratezza e immortalate con una fotografia 'sporca' e sfocata ad arte, tanto da rendere indistinguibili le sequenze girate in studio da quelle di repertorio.

Ma, aldilà di questo, è innegabile che la forza del film stia tutta nella componente umana: Rush è soprattutto la storia di due uomini apparentemente invincibili che si scoprono 'nudi' di fronte all'incedere degli eventi: il cinico e calcolatore Lauda, capace di risalire in macchina nemmeno un mese dopo il terribile incidente del Nurburgring, si scopre improvvisamente vulnerabile proprio nell'ultima gara quando, forse per paura, forse per amore della moglie, non esita a ritirarsi sotto il diluvio con tutta la gara ancora da disputare. Analogamente, lo spaccone e spavaldo Hunt, nella stessa gara, si scopre freddo e determinato nel cercare con tutte le forze quel terzo posto che potrebbe regalargli il titolo... Non è un caso, infatti, che l'unica licenza poetica presasi da Ron Howard riguardi proprio i rapporti tra i due piloti: nella realtà infatti Lauda e Hunt furono rivali solo in quella stagione, prima manco si conoscevano. Howard invece s'inventa una rivalità che dura fin dai primi approcci nelle categorie minori, e che sfocia in un duello che va avanti per tutta la carriera. Fino, appunto, all'approdo in Formula Uno e a quel memorabile 1976.

Lauda e Hunt, dunque, come I duellanti di Ridley Scott o come Al Pacino e Bob DeNiro in Heat: uomini a confronto, simboli e stereotipi di due mondi lontanissimi, agli antipodi per carattere e stile di vita, ma nonostante tutto capaci di conquistarsi la stima e il rispetto reciproco. Il mondo delle corse fa solo da sfondo a una vicenda drammaticamente e totalmente umana, nella quale hanno un ruolo importante anche le donne dei due piloti: la bella moglie di Hunt, la modella Suzie Miller (Olivia Wilde) che lascerà l'inaffidabile compagno per mettersi con Richard Burton, e la risoluta e coraggiosa Marlene (Alexandra Maria Lara, bravissima) che starà accanto a Lauda per tutta la vita, compreso il terribile periodo della convalescenza post-incidente.

Niki Lauda e James Hunt (quelli veri) in una foto d'epoca
Per questo Rush piacerà anche a chi non ama particolarmente la Formula Uno: è un film dalle forti emozioni e dai grandi sentimenti, di stampo innegabilmente classico, che tiene incollati alla sedia per oltre due ore e dove, significativamente, le parti più belle non sono quelle d'azione (comunque spettacolari e estremamente realistiche, ricostruite in modo fedele) ma quelle più intime e private dei due protagonisti. E se Chris Hemsworth è una piacevole sorpresa, oltretutto con il fisico giusto per il ruolo, Daniel Bruhl è impressionante nella sua totale mimesi di Lauda: lo ricorda in tutto, aspetto, movimenti, carattere, una performance assolutamente straordinaria che lo pone si d'ora come uno dei favoriti ai prossimi Oscar (sempre che l'Academy non snobbi, come spesso fa, le pellicole sportive).

Ma, lasciatecelo dire, se per il pubblico neutro e per gli appassionati in erba di automobilismo (quelli che nel 1976 non erano nemmeno stati concepiti) Rush è 'solo' un gran bel film, per noi che siamo nati e cresciuti la Formula Uno di quegli anni, quella Formula Uno artigianale, pericolosa, eroica, epica... rivedere le immagini finali dei veri protagonisti, con i loro volti che dicono tutto senza parlare, ci provoca uno sconvolgimento nel cuore e nella testa. E' commozione pura, che non si può spiegare e che vale più di mille recensioni.

16 commenti:

  1. Questa tua recensione aumenta enormemente la mia voglia di vederlo.
    E spero sia presto.

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  2. Mi trovi d'accordo. Bellissimo per me, che non ho mai capito molto di formula 1, bellissimo per il marito, appassionato di questo sport.Howard confeziona un gran film con un grande cast.

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    1. Da quello che so, la stragrande maggioranza degli appassionati di Formula Uno (per meglio dire, quelli con un già qualche capello grigio...) ha gradito il film senza riserve, a testimonianza del realismo e della scrupolosità con cui è stato concepito. Dai 'rumors' hollywoodiani si sente dire, inoltre, che potrebbe essere protagonista ai prossimi oscar. Di certo è che 'Rush' sarà una delle pellicole protagoniste della stagione.

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  3. bellissimo, non ho nessun interesse per la formula uno ma l'ho egualmente adorato. Immagino cosa deve essere stato per chi è appassionato e ha vissuto quegli incredibili momenti...mia recensione qui : http://firstimpressions86.blogspot.it/2013/09/rush.html

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    1. E' proprio così, ricordo bene la faccia cupa di mio babbo: le fiamme fanno impressione anche in bianco e nero. E anche a distanza di quasi quarant'anni...

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  4. Bello. Filmone hollywoodiano classico, nell'accezione piu' positiva del termine. Ci riporta alla formula 1 ruspante e nostalgica degli anni 70 quando erano gli uomini e non le macchine a vincere le corse. Tutto il contrario rispetto a oggi.
    Mauro

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    1. Sì, indubbiamente erano altri tempi. Siamo d'accordo che non è facile confrontare epoche diverse (come in tutti gli sport) ma è innegabile che la Formula Uno di oggi, ipertecnologica e computerizzata, più che divertire addormenta lo spettatore.

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  5. Il "gran rifiuto" di Lauda in Giappone è passato alla storia della F1 e dello sport in generale. In un mondo dove è sempre più difficile dire di no, specie a livelli altissimi, la decisione dell'austriaco fece scalpore, a testimonianza proprio dell'umanità di questi personaggi che tutti noi invece continuiamo a considerare "disumani". Il film è bello anche per questo.

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    1. Esatto. Il famoso 'coraggio di avere paura'. Una roba rivoluzionaria, sia per quei tempi che (soprattutto) per oggi...

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  6. Ottimo film, spettacolare ben girato e ricostruito in maniera mirabile, poche ed essenziali le immagini di repertorio ben inserite, tra cui quelle finali che mostrano i veri Hunt e Lauda, che danno un gusto un po’ nostalgico; emozionante, adrenalinico e teso, non annoia mai e lascia incollati con gli occhi allo schermo, fino all’ultima inquadratura.

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    1. Ottima sintesi. Le immagini finali sono un tuffo al cuore per chi ha vissuto la vicenda in quegli anni, ma anche i neofiti o i non appassionati comunque non resteranno indifferenti...

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  7. Che bella recensione! Concordo in pieno su tutto e spero che sia per "Rush" che per Bruhl arrivi qualche riconoscimento... pellicola di qualità e un'interpretazione straordinaria!

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    1. Ma grazie Silvia! Tra 'gattofili' ci intendiamo davvero... :)

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  8. Questo film è bellissimo, forse uno dei migliori di Ron Howard, io l'ho visto e ne sono rimasta conquistata, e pensare che le gare di automobili non mi piacciono per niente XD

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    1. Di Ron Howard è senz'altro il migliore. Senza alcun dubbio. Il fatto che da non-appassionata ti abbia colpito è la dimostrazione che ha fatto centro. Del resto i commenti sono unanimi, e tutti di approvazione.

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