venerdì 4 novembre 2011

PIAZZA GARIBALDI (Italia, 2011) di Davide Ferrario

'Gli Italiani non hanno mai fatto una vera rivoluzione, perchè sono fratricidi e non parricidi. Il nostro è l'unico popolo che fonda il suo mito su un fratello che ammazza un altro fratello (Romolo e Remo, ndr) e per un paese che fa della famiglia un culto è una bella contraddizione'. 

Basterebbe solo questo incipit per correre nelle sale italiane (pochissime, purtroppo) a vedere Piazza Garibaldi, ultimo film di Davide Ferrario, accolto da un quarto d'ora di applausi scroscianti alla recente Mostra del Cinema di Venezia. Un documentario folgorante, emozionante, di straordinaria intensità, che sfrutta la struttura 'on the road' usata per il precedente La strada di Levi (dello stesso regista, che raccontava il ritorno da Auschwitz) per ripercorrere ai giorni nostri le tappe della spedizione dei Mille.

Piazza Garibaldi è un toponimo che troviamo ovunque, immancabile: non esiste infatti una sola città italiana che non abbia una piazza o una strada intitolata all' 'eroe dei due mondi'. Ma che cosa resta oggi di quell'impresa? In che stato si trova la memoria storica del nostro paese? E soprattutto, il nostro popolo può dirsi davvero 'unito' a centocinquantanni di distanza? Davide Ferrario gira una pellicola basata proprio sull'identità della nostra gente, in maniera onesta, senza pregiudizi politici o concetti precostituiti. A parlare è proprio la gente, senza filtri e senza commenti da parte della troupe,  che esprime liberamente il proprio pensiero.

Il regista Davide Ferrario
Il film è strutturato proprio come un road-movie, ricalcando esattamente le tappe della spedizione. Si parte così da Bergamo, città che fornì a Garibaldi ben 180 uomini e dove furono 'tinte' di rosso le divise. La cinepresa entra nel liceo dove studiavano quei ragazzi, oggi popolato da giovanotti in abiti firmati e con Ipod al seguito, in una città che è diventata un 'feudo' della Lega Nord... si prosegue poi per Quarto, dove si 'salpa' per raggiungere la Sicilia e quindi Bronte, dove un sindaco di una certa parte politica (che vi lascio immaginare) ha 'rimodellato' a suo modo la storia dell'eccidio. Ed eccoci ora in Basilicata, dove ogni anno gli abitanti di un piccolo paese mettono in scena una rappresentazione del brigantaggio (con i 'banditi' che fanno la parte degli eroi), fino ad arrivare ovviamente a Teano, per intervistare alcuni 'neoborbonici' (ebbene sì, esistono!) che puntano il dito contro lo 'sciacallaggio' del Nord che ha privato il meridione di milioni di posti di lavoro (emblematiche, in questo caso, le riprese fatte a Castel Volturno, sede della 'rivolta' degli immigrati del 2009).

Piazza Garibaldi è un film 'obbligatorio' per chi vuole davvero capire qualcosa dello strano paese in cui viviamo. Un Paese mai effettivamente nato e sempre pieno di perenni contraddizioni, dove la memoria storica è ormai confinata nelle biblioteche e nei ricordi degli anziani. E' un film che vuole dirci come abbiamo perso la nostra identità (ammesso che l'abbiamo mai avuta) e cosa dobbiamo fare per garantirci un futuro. Per questo imperdibile.

VOTO: *****     

1 commento:

  1. Wow, in effetti la frase d'apertura colpisce davvero! Chissà se arriverà mai nei paraggi

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