lunedì 5 settembre 2011

TERRAFERMA (Italia, 2011) di Emanuele Crialese

Ancora il mare. Ancora un'isola meravigliosa e non troppo 'contaminata' (la stessa di Respiro). Ancora una storia di immigrazione e solidarietà. Forse è vero quello che dicono i suoi detrattori: Crialese gira sempre lo stesso film, però lo fa con il cuore in mano, con trasporto e tanta passione, e di questo gliene va dato atto. Terraferma è il primo film italiano in concorso a Venezia, e va detto subito che gli applausi ricevuti alla proiezione ufficiale sono più che meritati. Certo, di sicuro il film non riesce a soprenderci, e la speranza di assistere a qualcosa di più originale risulta subito vanificata fin dalle prime inquadrature... però alla fine ci si commuove e si riflette, qualcuno si indigna pure e qualcun'altro manda a quel paese la legge Bossi-Fini. E allora, tutto sommato, va bene così!

Terraferma, dicevamo, è ancora una volta un film sul mare, elemento tanto affascinante quanto maledetto, essenziale nel cinema di Crialese. E il mare è ciò che accomuna le due donne protagoniste del film: una, Giulietta (Donatella Finocchiaro) è una giovane vedova cui gli abissi hanno inghiottito il marito pescatore. L'altra, Timnit, è un'immigrata clandestina che, come tante altre donne nella sua condizione, ha affrontato il viaggio della speranza verso l'occidente. Giulietta vuole andarsene dall'isola perchè dopo la morte del marito non riesce più a sopravvivere in un luogo che non offre niente per lei. Timnit, incinta, viene raccolta in mare dal figlio di Giulietta, Filippo (Filippo Pucillo) e grazie al suo aiuto riuscirà a partorire. Ed ecco che ai suoi occhi, invece, la piccola isola rappresenta la salvezza. Questione di punti di vista. Inutile dire che il destino delle due donne è legato allo stesso filo, e che dopo la normale diffidenza iniziale alla fine i principi di solidarietà e pietà avranno il sopravvento...

Il film si dipana veloce, tra paesaggi di rara bellezza e momenti crudeli e fortemente drammatici (le forze dell'ordine che applicano rigorosamente la legge in barba al buon senso, il vecchio pescatore che si mette in casa la donna clandestina sfidando la legge, i patetici tentativi degli animatori locali di 'nascondere' gli sbarchi per salvaguardare il turismo...). La posizione del regista sulla questione è chiara, e forse un po' troppo 'forzata' e stereotipata. Crialese sta con i deboli, con i migranti, con la gente del posto, orgogliosa e umana, che in un Paese sempre più miope e razzista si distingue, al contrario, per dignità e ospitalità. Ma lo fa senza alcuna retorica e senza cadere nel pietismo più facile, ed evitando di propinarci un finale sdolcinato e accomodante.
Per tutti questi motivi, Terraferma è un film da vedere. E pazienza se a volte si ha l'impressione di assistere a un dejavù.

VOTO: ***

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